Morloi's Digital Dungeon

Sono Alessandro Morloi Grazioli. Mi occupo da troppo tempo di informatica, cultura digitale, internet e comunicazione. L’ho fatto spesso nel modo sbagliato, ma sbagliando si impara. Continuo a occuparmi di digitale, formazione e comunicazione, tentando di sbagliare meno. Qui sotto trovate alcuni appunti, se vi piacciono, parliamone, mi trovate nel Fediverso qui, oppure scrivendo a morloi[at]morloi.org.

Ho contribuito a fondare il collettivo Socialini, cosa di cui vado molto fiero.

Comunicazione Digitale Sana, Sostenibile e Sincera

L’attuale mondo del lavoro immateriale, specie quello coinvolto nella comunicazione digitale e nelle pratiche ad essa collegate, sta rapidamente degenerando, stretto fra la volontà di iperproduzione e l’introduzione coatta di sistemi di generazione automatica di contenuti.

In un contesto di affollamento mediatico che non ha precedenti, la capacità discernitiva e la volontà di approfondimento tracollano, generando una spirale involutiva pericolosa per la società tutta.

È dunque fondamentale proporre un modello alternativo: riconosciamo il ruolo fondamentale che la comunicazione, anche quella banalmente commerciale, ha nella nostra società, e per questo è necessario che ad occuparsi della stessa siano professionisti in grado di generare valore non solo per le aziende, ma per l’intera filiera coinvolta, aiutando le aziende stesse a riflettere sul proprio ruolo nelle comunità locali e globali, usando la comunicazione (e persino il marketing) come specchio.

Questo processo impone l’allontanamento dai processi di storytelling, che sempre più assomigliano a sterili ipertrofie dell’ego aziendale, per avvicinarsi il più possibile alla realtà, nella rilettura del marketing come strumento di unione fra bisogno e produzione, capace di valorizzare contemporaneamente produttore, prodotto e potenziale acquirente.

Un Manifesto di Comunicazione Resistente

“La Rete non come tecnologia, ma come esperienza di comunicazione umana” Giancarlo Livraghi

Alla fine degli anni novanta faceva la sua comparsa il “Cluetrain Manifesto”, una allegra accozzaglia di 95 tesi che mettevano al centro del “nuovo marketing” le conversazioni non gerarchiche, in particolare quelle digitali, rese possibili dall’impatto della Rete. Si decretava, sbagliando, la fine della comunicazione top-down e l’avvento di una nuova fluidità conversazionale, in cui ogni persona, coinvolta a qualsiasi titolo, potenziale acquirente, commerciale, dirigente, studente, ex-cliente arrabbiato, poteva diventare parte stessa della comunicazione aziendale.

Oramai disillusi dalla possibilità di una autoevoluzione di un mercato che ha fatto del monopolio un modus vivendi, la nostra piccola proposta per una Comunicazione Resistente si fonda su alcuni punti non sindacabili, in cui ci riconosciamo prima di tutto in quanto umani parte di una comunità e solo in seconda battuta come esperti di comunicazione, a vario titolo. Sono un piccolo contributo in continua evoluzione, come tutte le cose buone.

1. Comunicare è un atto rivoluzionario

Comunicare è aprire il proprio microcosmo (personale, associativo, aziendale) al macrocosmo. È un momento di crescita, di autoaffermazione, di riflessione. Se non si è consapevoli di questo, meglio evitare. Comunicare vuol dire esporsi, nel bene e nel male: se lo facciamo male, o se diciamo cose errate o offensive, è normale che il macrocosmo esterno, o parte di esso, reagisca di conseguenza. Ogni comunicazione è in potenza una rivoluzione, prima di tutto per l’agente, che deve essere pronto a cambiare le proprie idee e il proprio centro di gravità; potrebbe poi diventarlo per il macrocosmo esterno, e questo comporta un senso di responsabilità e coscienza. Siamo pronti ad aiutare chiunque senta la necessità di comunicare, a patto che abbia ben chiaro questo.

2. Mentire è stupido

Nessuno ha la verità in mano, ma mentire spudoratamente è una strategia miope, con buona pace della tecnica Trumpiana della bugia ad ogni costo. Come comunicatori, in passato, ci è capitato più volte di mentire su numeri, circostanze, premi, sconti, qualità di prodotti. La menzogna reiterata è un gorgo che corrompe la percezione non solo di chi ascolta, ma anche di chi comunica: questo gorgo è deleterio per chiunque, chi ascolta smetterà - o ha già smesso da decenni - di fidarsi, chi comunica non saprà o non vorrà più distinguere fra realtà o menzogna. Noi non siamo più disposti a mentire spudoratamente, perché è stupido.

3. La Semplicità è cura

Viviamo in un momento in cui i contenuti non costano quasi nulla. Un prompt, fatto più o meno bene, e siamo in grado di generare un intero piano editoriale declinato per i maggiori social. In realtà quello che viene generato è fondamentalmente rumore di fondo, senza alcun valore se non quello di tartassare l’oggetto della comunicazione, fino ad assuefarlo completamente. Comunicazione ridondante, ripetuta, varianti assurde, anche quando in realtà non c’è nulla da comunicare. Si deve avere il coraggio della semplicità, riconoscere con serietà la valenza di quello che si vuole comunicare, curare il messaggio, cesellarlo, rinunciare ad urlare ad ogni ora e in ogni momento. Se hai 10 cose da dire, non urlare 100 volte, bisbiglia una sola volta: perderai l’illusione di contare qualcosa per centinaia di migliaia di utlizzatori distratti di social network e probabilmente acquisirai l’attenzione di chi veramente può diventare parte della tua sfera di influenza e dialogo.

4. Nessuna Tecnologia è neutra

La vulgata per cui ogni tecnologia sia sostanzialmente paragonabile ad un martello, per cui strumento utile o potenziale arma a seconda di chi lo impugna, è a dir poco fuorviante. Tecnologie come i Social Network o i LLM sono pensate per essere agite in determinate maniere ad esclusivo vantaggio delle aziende che li producono. Qualsiasi vantaggio transitorio e apparente per utenti o aziende viene presto inghiottito dal meccanismo di enshittification tipico della piattaformizzazione che il web (e la tecnologia in generale) ha subito in questi anni. Scegliere con cura le tecnologie con cui e in cui si vuole comunicare è parte stessa della comunicazione. Assumere una mentalità hacker è il secondo, indispensabile, passaggio per avere un rapporto sano con ogni tecnologia

5. Comunicando si agisce

La comunicazione cambia la realtà. Può fare incontrare le persone, le può illuminare o deprimere. Può decretare il successo di un evento, di un prodotto, il fallimento di brand. Comunicando si agisce in un contesto complesso e affollato; questo implica che la nostra azione-comunicazione possa avere riflessi e echi inaspettati. Se è vero che mentire è stupido, che la semplicità si ottiene con la cura e che comunicare è un atto rivoluzionario, la nostra azione-comunicazione non può che essere Vera, Semplice e Rivoluzionaria.

6. Comunicare non è convincere (o peggio raggirare)

Non si comunica per convincere: può essere uno degli epigoni della comunicazione, ma non il solo. La comunicazione, qualsiasi essa sia, può avere molti effetti, su persone diverse, ma anche sulla stessa persona in momenti e luoghi diversi. Dobbiamo comunicare perchè lo riteniamo importante, perché quello che abbiamo da dire è vero e perché vogliamo agire nella società. Questo vuol dire anche rinunciare a leve e trucchetti di basso marketing, come la scarsità (quando non è reale) o l’urgenza. Se pensiamo la comunicazione come semplice insieme di regole di neuromarketing, che abbiano come unico e ultimo scopo la conversione, abbiamo perso in partenza.

7. Comunicazione Resistente

Una comunicazione vera, agente, rivoluzionaria e semplice diventa per forza di cosa Resistente. Resistente agli influssi esterni, alle mode, alle tecnologie. Resistente nella misura in cui le scelte operate prima della comunicazione stessa sono consapevoli e radicate. Questo vale per una comunicazione di qualsiasi tipo, che sia di prodotto, di brand, politica, legata all’attivismo o al volontariato. Una Comunicazione Resistente è un vantaggio per tutti, per l’azienda, l’associazione, la società, i possibili acquirenti di un oggetto o di una idea.

Se ti interessa approfondire il concetto di Comunicazione Resistente, oppure pensi possa fare al caso tuo, contattami a morloi[at]morloi.org